Storia Tatuaggio Maori Te Marau natica

Il tatuaggio sulle natiche, chiamato "te marau", era simile al Tattoo samoano Pe'a ma era, come il Moko, principalmente composto da pesanti spirali nere, piuttosto che le linee e punti dello pe'a. Come il Moko, il Te Marau era suddiviso in zone, ognuna delle quali trasmetteva delle informazioni sulla discendenza tribale, il lignaggio e così via. I Maori avevano l'abitudine di preservare le teste tatuate dellepersone importanti decedute al fine, si presume, di mantenere viva la memoria dei morti: le teste in questione sono sempre state ritenute anche in possesso di poteri magici quindi sacre. Ma nel 1770, appena un anno dopo il contatto iniziale con le civiltà bianche, gli europei si interessarono di queste teste tatuate avviandone un commercio, che durò fino al 1831, quando venne vietato dalle autorità coloniali.

La prima testa secca ad essere posseduta da un europeo è stata acquisita il 20 gennaio 1770, venne portata da Joseph Banks, che era nella spedizione del capitano Cook come naturalista, ed fu uno dei quattro a portarne una a bordo della Endeavour per l'ispezione, si trattava della testa di un giovane tatuato di 14 o 15 anni, che era stato ucciso da un colpo alla testa. Il commercio divenne un affare particolarmente scandaloso, perché durante le guerre tribali del 1820, quando la domanda europea per le teste era così elevata, che i prigionieri di guerra e gli schiavi tatuati, venivano ucciso e le loro teste vendute una volta decapitate, ai commercianti europei.

Quando il traffico di teste aumentò vertiginosamente i maori si fermavano a raccogliere le teste degli amici caduti in battaglia per evitare che cadessero nelle mani degli europei; era diventato pericoloso indossare il tatuaggio Moko potendo essere uccisi per il solo fatto di possederlo divenendo una merce da vendere e scambiare in qualsiasi momento con i commercianti bianchi. Nel 1830 il commercio delle teste con Moko disegnato stava cadendo in disuso grazie anche all'attività missionaria, come nelle Hawaii e a Tahiti la tecnica del tatuaggio venne influenzata dall'incontro con gli europei: sulla nave del primo incontro con i Maori da parte del capitano Cook c'era anche un artista di nome Sydney Parkinson, che copio riportando nelle sue opere i disegni originali dei Moko Maori nelle esposizioni artistiche una volta tornato in Europa cosa che aprì l'interesse verso la nuova cultura primitiva trovata.

In origine i Maori applicavano la tecnica di incisione e lavorazione del legno ai disegni del tatuaggio, scolpendo letteralmente la pelle sfregandovi poi l'inchiostro per far risaltare le linee e le curve.

Dopo il contatto con gli europei, i marinai portarono il metallo ai Maori,permettendo di adottare la puntura come metodo di tatuaggio che esisteva anche in tutta la Polinesia. Il moko che era caduto in disuso nel 1840 per via dell'attività missionaria, tornò brevemente in voga durante le guerre contro l'Europa del 1864-1868, ma dalla fine del secolo scorso, c'erano solo una manciata di tatuatori maori in vita che ripercorrevano la tradizione. Ironia della sorte, è stato durante il periodo in cui il Moko maschile fu in declino che il tatuaggio al mento delle donne guadagnò il primo piano in popolarità come simbolo di identità.

Alla fine del ventesimo secolo, alcuni maori hanno iniziato a reindossare il ta moko nuovamente come affermazione della loro identità culturale. Alcuni artisti del tatuaggio maori hanno fatto rivivere i metodi tradizionali del tatuaggio ta moko, ma la maggior parte usano macchine elettriche.